martedì 17 settembre 2013

Il cliente ha sempre ragione. Parte 5: Il cliente melomane

Certi giorni sembra che i clienti si mettano d'accordo per chiamare tutti alla stessa ora, nello stesso identico istante, come se all'improvviso ricevessero una chiamata dall'alto o un istinto primordiale li spingesse irresistibilmente verso il telefono e li invogli a comporre il numero del call center. Maledetta la teleselezione e ancor di più i numeri gratuiti! Ed è allora che si forma la famigerata "coda" e nonostante gli avvisi della voce registrata che informa e avvisa e minaccia che l'attesa sarà lunga perchè gli operatori sono tutti occupati, chissá perchè il cliente-tipo non demorde e rimane lì in fremente attesa.

Io ho una mia teoria a riguardo, e chissà che non abbia ragione: la colpa è della musica. La musica dell'attesa è sempre allegra, accattivante, tremendamente orecchiabile...quasi sempre è una delle hit del momento, o comunque uno di quei motivi sempreverdi possibilmente anni ottanta che fanno talmente parte del nostro bagaglio culturale e genetico che alle prime note rievocano immancabilmente ricordi di falò di quattordici anni prima.

E infatti mentre la musichetta suona, il cliente comincia a muovere la testa ritmicamente, e cerca una posizione comoda; dopo un po' batte un piede controtempo e passati 10 minuti ha già imparato a memoria il ritornello. Nel frattempo i suoi sentimenti hanno subìto la seguente evoluzione: disposizione benevola-indifferenza-calma-speranza-formicolio nei piedi- sogni infranti- tic nell'occhio.

E quando finalmente l'ingorgo telefonico si stura, la vostra voce irromperà nelle sue orecchie come quella di dio che gli dice di seguire la luce in fondo al tunnel. Ma lungi da visioni paradisiache, quello che segue è terribilmente reale: "È un'ora che aspetto" esordisce il piú delle volte con tono risentito che pretende delle scuse ufficiali e/o prostrazioni e/o fustigazioni. Mentre voi pensate a quanto sarebbe meglio se dall'altro lato del telefono ci fosse non uno zotico incazzato ma un principe azzurro possibilmente senza calzamaglia a dirvi "è una vita che t'aspetto"...no, sogni infranti anche per voi, torna la voce accusatoria, che a quel punto è oltremodo stizzita perchè con la lunga attesa ha pure dimenticato il motivo per cui ha chiamato.

E allora ve la fará pagare bene quella perdita di tempo: vuole vendetta, la reclama gli spetta e vi terrà lì appesi al telefono fino a quando non avrá placato la sua sete di sangue.
Provate ad ammansirlo con un tono pacato, oggi del resto non avete alcuna voglia di litigare, siete accondiscendenti perchè stamattina vi siete svegliati di buon umore e il caffè era buono e il vicino è stato così gentile da reggervi il portone per lasciarvi passare anzichè sbattervelo in faccia come l'ultima volta. Ma non basta. Qualunque cosa diciate, il cliente è ormai sul piede di guerra, e l'unica arma che avete a disposizione è lì, sulla vostra scrivania, a un clic di distanza: il pulsante dell'attesa. E voi lo immaginate, mentre il pulsantino rosso lampeggia, fremere di rabbia e d'impotenza, ma dopo un paio di minuti la musichetta avrá sortito il suo effetto, e il cliente avrá ricominciato a muovere ritmicamente la testa, battere il piede controtempo e lasciare spazio nella sua memoria ai ricordi di tante estati fa. Quello è il momento giusto per riprenderlo, e una volta ammansito e domato, quando con tono flautato gli chiederete in cosa potete aiutarlo, avrá un'unica domanda da farvi: "Come si intitola la canzone dell'attesa?"