domenica 23 giugno 2013

Idem con patate

Josefa Idem è solo l'ultima in ordine di tempo di una lunga sfilza di politici nostrani che pur scoperti con le mani nel sacco, rifiutano di dimettersi, ignorando, anzi fregandosene completamente dell'opinione e delle richieste di coloro verso i quali dovrebbero avere il massimo rispetto e considerazione, ossia i cittadini che li hanno votati e che praticamente li stipendiano. Ma i nostri governi ultimamente sono anomali, sono posticci e costruiti a tavolino, poco o nulla hanno a che vedere con la volontà del popolo votante -e pagante-, e sempre più si acuisce la distanza tra le due parti e la totale indifferenza di chi detiene il potere nei confronti di coloro ai quali dovrebbero rendere conto e ragione di tutte le loro azioni e decisioni, come sarebbe naturale in una democrazia normale. Ma in Italia siamo abituati a ben altro tenore di scandali, e la ministra avrà pensato bene che quello in cui è coinvolta sia una bazzecola: insomma, non c'è in ballo neanche una escort, nemmeno un po' di droga, quindi niente di grave, che volete che sia qualche tassa non pagata? Così fan tutti, avrà pensato lei, e si sarà voluta sentire un po' più italiana. Ma perché quando una cosa del genere accade in Francia, in Germania (checché ne dica la ministra, in Germania si sono dimessi per aver copiato una tesi...), in Inghilterra e in altri Paesi del mondo civilizzato, i diretti interessati hanno questa strana ed inspiegabile reazione, questo moto irrefrenabile a dimettersi, spinti da qualcosa che il politico italiano medio non riconosce, anzi dal quale sembra essere assolutamente immune: la dignità personale e il rispetto nei confronti dei cittadini.
E se anche fosse vero, come ultimamente avrebbe dichiarato, che era all'insaputa di tutto e che è disposta a pagare gli arretrati con gli interessi, qual è l'esempio che in tal modo si da ai cittadini? "Non pagare le tasse, poi se ti scoprono, di' che non sapevi nulla, mostrati pentito e punta il dito contro qualcun altro."
Se qualcuno si era illuso che potesse inaugurarsi un nuovo corso per la politica italiana, questa è l'ennesima dimostrazione che purtroppo nulla è cambiato, è del tutto uguale a prima...come si suol dire, idem con patate.

martedì 11 giugno 2013

Il canto stonato del Merlo

Su Repubblica è apparso il video-commento del giornalista Francesco Merlo relativamente alla foto scattata dall'astronauta Luca Parmitano, in cui la Sicilia si staglia come una conchiglia scura in un mare grigio perla attraversato a tratti dai raggi del sole. L'immagine è talmente poetica e affascinante che Merlo si lascia trasportare dall'ispirazione, e preso dall'impeto esordisce: "Così la vedono i marziani, i santi e i lunatici, ed è molto più bella di come l'abbiamo mai disegnata noi sul mappamondo..." E sicuramente la Sicilia è molto più bella non solo di come appare su un mappamondo, ma senza ombra di dubbio, di come la dipinge lui con le sue parole, soprattutto quando più avanti la definisce: "la Patria della ferocia e della delinquenza". Ciò che più mi ha colpito, al di là della crudezza e della gravità di queste parole, è quell'articolo determinativo, quel "la" davanti a Patria, come a voler sottolineare che la Sicilia è solo quello, per antonomasia è la madre di tutti i delinquenti e la culla di tutte le ferocie del mondo. È vero che la Sicilia non è solo mare, sole e profumo di zagara e limoni, ma non è possibile però che ogni volta che si nomini questa terra, ci si senta in dovere (e questo capita anche a noi stessi siciliani) di sottolinearne gli aspetti più tragici e crudeli, come se facendolo, si volessero mettere le mani avanti e dire: "Ok, lo so, in Sicilia c'è la mafia, in Sicilia abbiamo ammazzato Falcone e Borsellino, in Sicilia se non paghi il pizzo vai a finire in un pilone di cemento: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa". Come se ognuno di noi dovesse scontare parte di una pena enorme di cui la Storia ci presenta il conto giorno per giorno; come se ricordare a noi stessi gli aspetti negativi della nostra terra ci facesse sentire più innocenti, meno complici. Non voglio fare un elenco di tutte le cose meravigliose e importanti che la Sicilia ha originato, o ripetere i nomi di poeti, scienziati, eroi che in questa terra sono nati, hanno vissuto e l'hanno resa un patrimonio di cultura, di vivacità e intelligenza, una terra fertile di doti eccezionali al di là della violenza e della delinquenza. Vorrei invece far notare come ridurre in una frase talmente negativa, superficiale e gratuita, l'essenza di una terra, sia svilente e decisamente poco professionale per un giornalista, che tra l'altro non si preoccupa nemmeno di verificare il nome corretto dell'autore della fotografia.
Caro Francesco Merlo, la geografia senza storia non è nulla. Una terra senza i propri abitanti è deserto: se tanto godimento trae dall'immagine della Sicilia privata del suo fattore umano, allora non ne parli nemmeno, stia a guardarla in silenzio, che fa più figura. Se permettete, io intanto calo un velo pietoso, e abbasso anche il volume, per godermi le splendide immagini regalateci da Parmitano senza note stonate.