Leggo le notizie del disastro aereo avvenuto ieri, in cui hanno perso la vita 150 persone, e mi soffermo sulla biografia delle vittime. Tutti i morti nell'incidente hanno un nome e un cognome, un'età, una professione, una famiglia che è rimasta nella desolazione più nera o che è stata disintegrata completamente in questa tragedia.
Bambini, ragazzini, studenti, cantanti, imprenditori...semplicemente uomini, donne, persone. Di loro adesso sappiamo tutto, li piangiamo come se li avessimo conosciuti, come se fossero stati i nostri vicini, i nostri parenti...noi stessi. Perché sappiamo che a chiunque di noi potrebbe capitare, e quindi è facile empatizzare.
Quando una bomba esplode in Siria, o un autobus viene fatto saltare in aria in qualche paese lontano del Medio Oriente, non vengono riferiti i nomi e i cognomi delle vittime, non sappiamo se avessero tre o quattro figli o se avessero appena terminato una tournée teatrale...Non c'è soluzione di continuità tra la loro non esistenza nel nostro mondo prima e dopo la loro morte.
Sono lontani, la loro realtà non ci appartiene, a noi non potrà mai succedere una cosa del genere. Siamo sicuri?
Nel dubbio, meglio chiudere gli occhi e non vederlo.