giovedì 3 settembre 2015

Questione di fiducia

Stamattina mi sono svegliata con due foto di bambini della stessa età.

La prima è di un bambino di 3 anni, figlio di cari amici in vacanza in Grecia. Mi mandano i saluti con l'immagine sorridente del figlio felice e allegro sullo sfondo di antiche rovine.

La seconda è quella che abbiamo visto tutti, un bambino di tre anni accasciato sulla spiaggia, vestito anche lui, con le sue scarpette, probabilmente quelle buone, perché i suoi genitori saranno stati convinti che sarebbero andati incontro a un futuro migliore, lontano dalla guerra, dalla fame, dalla paura.

Invece no, questa speranza è finita in mezzo alle onde del mare, inconsapevole ladro di speranze e di vita. Ha restituito un corpo, ma chissà quante migliaia ce ne sono ancora che non toccheranno mai terra e rimarranno in silenzio, lontano dai nostri occhi e dalla nostra coscienza.

Immagino un altro mondo, oltre il mare, oltre il silenzio, dove queste persone potranno sorridere e avere una vita che noi diamo per scontata perché non abbiamo idea di cosa li porti a rischiare la morte per cercarla.
Devo necessariamente immaginarne un altro, perché questo mondo non sarà mai così. Non ci credo che tutto questo finirà, che un giorno le guerre si spegneranno e che la gente non sarà più costretta a fuggire disperata.

Non ci credo che riusciremo ad accoglierli tutti.

Non ci credo che smetteranno di morire annegati.

Non ci credo che la Germania all'improvviso si è scoperta umana e insegnerà agli altri europei come si fa.

Non ci credo che smetteremo di guardare queste persone con sospetto e di pensare che se uno è cattivo, allora lo sono tutti.

Non ci credo che domani ricorderò l'immagine del bambino morto sulla spiaggia. Perché sarà più facile guardare la foto del figlio dei miei amici, con il suo sorriso sullo sfondo delle rovine greche.

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