giovedì 10 ottobre 2013

We were beat. Due libri (più o meno) interrotti

Sono sicura che molti non saranno d'accordo con me e diranno che non capisco nulla di letteratura. Probabile, ma non posso farci niente, andando contro i nostalgici del "beat" e forse un po'anche del trash, devo ammettere che non sono riuscita a portare a termine la lettura di "Pasto nudo" di William Burroughs. E pensare che ai tempi del liceo divoravo Henry Miller, che con la trilogia Sexus-Plexus-Nexus, e con Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno mi fece scoprire che esiste un modo di scrivere al di là della consecutio temporum che è pur sempre logico, solo su un piano diverso; e "On the road" che mi fece sognare di partire e non tornare mai più, o quanto meno solo quando avessi avuto il bagaglio necessario per scrivere un libro; e quello sporcaccione di Bukowsky, che mi portò a litigare con il bibliotecario che non voleva darmi in prestito "Compagno di sbornie" perché ero ancora minorenne.

E non credo di essere diventata una puritana rispetto alla mia adolescenza o di aver cambiato eccessivamente gusti letterari: amo ancora la letteratura americana, apprezzo Charlie (anche se non lo mitizzo) e ricordo con affetto il caro Henry (oddio, mi sa che sì, sono cambiata parecchio..!). No, a parte gli scherzi: non so dire se la lettura di "Pasto Nudo" mi abbia infastidito o semplicemente annoiato terribilmente. Fatto sta che ho resistito fino a poco oltre la metà del libro, ma poi ho dovuto rinunciare, non sono riuscita ad andare avanti. Non so se attribuire la responsabilità al fatto che ad ogni pagina spuntano peni in perenne erezione, o scene di sesso violento e morboso ai limiti del macabro, o siringhe che bucano vene in ogni parte del corpo lasciando aperte voragini incancrenite. O perché tutte queste cose mi sono sembrate talmente fini a se stesse e prive di un senso da risultare totalmente gratuite e perciò sgradevoli.

È probabile che io di letteratura ne capisca poco, ma quello che so è che in un libro cerco qualcosa, e non necessariamente una storia o un senso, ma comunque qualcosa che mi rimanga al di là delle pagine. E da questo punto di vista ho trovato "Pasto nudo" profondamente egoista, un libro che non lascia nulla: è solo una masturbazione mentale dell'autore che sotto l'effetto delle droghe più allucinanti e allucinogene ha dato sfogo a tutti i suoi mostri e alle sue oscene fantasie.

Ma inconsciamente gli sto concedendo ancora una speranza (o me la sto concedendo io?), e anziché riporlo nuovamente nella mensola della libreria, l'ho lasciato sul tavolino basso accanto al divano, a portata di mano...

Nel frattempo, per "disintossicarmi" ho cominciato a leggere l'ultimo libro che ho comprato: "La casa de los amores imposibles" di Cristina Lopez Barrio. Colpa mia, lo so, il titolo avrebbe dovuto avvisarmi, ma la copertina è talmente bella che mi sono lasciata ingannare, e ci sono cascata. Fin dalle prime pagine mi sono resa conto che si tratta di una storia d'amore "pura y dura", e sospetto anche molto molto banale, senza uno struggente sfondo andelliano o quantomeno uno spunto sociale o una buona contestualizzazione storica. E che male c'è? direte voi. È vero, non c'è nulla di  male in un libro che racconta una storia d'amore, ma che volete, il mio passato beat mi ha reso allergica a questo tipo di letteratura. E mi sa che anche questo sarà un libro interrotto, ma stavolta non gli concederò il beneficio del tavolino: questo se ne torna dritto dritto sulla mensola della libreria.

2 commenti:

  1. Cara Gloria ,maturando il gusto si affina e nelle letture si cerca l'anima di un vissuto che ci nutre . Ti abbraccio

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  2. è vero Cettina, condivido pienamente! Grazie per il pensiero e a presto, un abbraccio.

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