giovedì 25 aprile 2013

"Ciusi"

In prima pagina, su "El Pais" di oggi, il titolo a caratteri cubitali: OLTRE SEI MILIONI DI "PARADOS". Parados significa disoccupati, e tra questi ci sono anche io, da più di 1 anno, da quando l'impresa per la quale ho lavorato per sei anni ha deciso che era ora di risparmiare e trasferire tutto in Portogallo. Siamo rimasti in tanti senza lavoro, certo, ad alcuni di noi avevano proposto la possibilità di trasferirci a Lisbona, ma a che condizioni? Inutile dire che nemmeno paragonabili a quelle a cui eravamo abituati a Barcellona. Non avrei mai immaginato che sarebbe passato tutto questo tempo senza trovare lavoro: in un anno sono stata chiamata per tre colloqui, due dei quali si sono rivelati una farsa. Una buona media considerando che non sto affatto facendo la preziosa o la schizzinosa. Del resto, la cara signora Fornero lo diceva che non dobbiamo essere "choosy", sto facendo anche un corso di inglese per poter capire che cosa voleva dire...ma la signora non lo sa che noi della nostra generazione non siamo affatto "ciusi", lo italianizzo un po', abbiate pazienza, sono ancora al livello pre-intermediate..Non sarò certo l'unica ad aver fatto la cameriera prima e dopo la laurea con 110 e lode, ad aver fatto inventari al decathlon e in un magazzino di macchine per caffè e ad aver lavorato per quasi tre anni in un call center...Sembra poi che quest'ultimo sia il lavoro del futuro: ormai si risolve tutto al telefono, o almeno ci si prova, anche se i risultati sono a dir poco deludenti. Ma del call center parlerò più in là, mi fa piacere condividere la mia esperienza e se possibile confrontarla con altre. Per ora mi chiedo a cosa sono serviti tanti anni di studio e di sacrifici? Credo che il problema della nostra generazione non è essere "ciusi": il nostro problema è che ancora ci riserviamo il diritto di sperare in qualcosa di meglio.

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